
Marco Guida: "Io e Maresca non arbitriamo il Napoli, vogliamo girare per strada tranquilli"
2025-04-08
Autore: Luca
Marco Guida, noto arbitro campano originario di Pompei, ha rilasciato dichiarazioni importanti ai microfoni di Radio Crc riguardo alla sua decisione, insieme al collega Fabio Maresca, di non arbitrare il Napoli. Guida ha affermato: "Io e Fabio Maresca possiamo arbitrare tranquillamente il Napoli, ma abbiamo deciso di non farlo perché il calcio a Napoli è vissuto in modo intenso e passionale, cosa che presenta sfide uniche per noi arbitri."
La motivazione di Guida è chiara: "Vivo e lavoro nella provincia di Napoli, ho tre figli e una moglie che gestisce un'attività. Per me è fondamentale mantenere la serenità, specialmente quando sono a spasso con la mia famiglia. Gli errori arbitrali possono generare situazioni complesse, rendendo difficile anche semplicemente andare a fare la spesa. Non voglio temere di uscire di casa per svolgere le mie quotidiane attività."
Queste parole giungono in un contesto delicato per il mondo del calcio, segnato da episodi di violenza nei confronti degli arbitri. Solo di recente, Diego Alfonzetti, un giovane arbitro, è stato aggredito durante una partita in Sicilia, suscitando una forte reazione da parte dell'Associazione Italiana Arbitri (AIA).
Guida ha evidenziato che il problema dell'aggressione agli arbitri è anche mediatico: "I media tendono a dipingere gli arbitri come nemici, il che incita a un clima ostile. Da genitore, sono profondamente preoccupato per l'esempio che diamo ai nostri ragazzi."
Il caso di Alfonzetti ha colpito duramente il mondo arbitrale, con tanti colleghi che hanno espresso solidarietà. Guida ha trasmesso un messaggio di sostegno: "Quello che ha subito Diego è un attacco vile e inaccettabile. È importante che questi giovani continuino a coltivare la loro passione per l’arbitraggio, nonostante gli ostacoli."
Sfortunatamente, il problema delle aggressioni non riguarda solo i professionisti. Guida ha osservato che anche gli arbitri delle categorie giovanili sono spesso vittime di insulti e aggressioni. "I ragazzi di 14-15 anni davanti a insulti e violenza nel nostro sport è qualcosa di intollerabile."
L’arbitro ha sottolineato l'importanza dei giovani arbitri, che spesso vengono pagati con cifre irrisorie, come i 30 euro a partita, un compenso che equivale a una semplice pizza. "Queste esperienze non solo rafforzano il loro carattere, ma pongono anche la società di fronte a un problema serio, che richiede una riflessione profonda: cosa stiamo insegnando ai nostri giovani?" Conclude Guida, sperando che la passione per il calcio possa prevalere sulla violenza e sull'odio.