L'ottobre da incubo del settore auto europeo: licenziamenti, fabbriche chiuse e vendite in calo. Scopri i motivi della crisi dell'automotive!
2024-11-03
Autore: Giovanni
Il passaggio verso l'elettrico si rivela più complicato del previsto, ma questa crisi nel settore automotive ha radici profonde. Licenziamenti, chiusure di fabbriche e operai in cassa integrazione mettono in evidenza una situazione drammatica per il settore auto europeo. L’industria dei trasporti, che impiega circa quattordici milioni di persone nell'Unione europea, è colpita da una crisi inedita. Le difficoltà non sono soltanto figlie delle normative sul Green Deal, ma riflettono problematiche economiche e strategiche più ampie. Secondo l’ACEA, l'associazione europea dei costruttori di automobili, si rende necessaria un’azione immediata per invertire la tendenza negativa, ripristinare la competitività e ridurre le vulnerabilità del settore.
La situazione nei vari paesi
Il 1° ottobre, Stellantis ha annunciato la sospensione della produzione della 500 elettrica nello stabilimento di Mirafiori, a Torino, almeno fino al prossimo novembre. In Germania, Volkswagen sta considerando la chiusura di tre stabilimenti e il taglio dei salari per i propri operai. Audi, parte del gruppo Volkswagen, ha già dato comunicazione della chiusura di un impianto di produzione di auto elettriche a Bruxelles, in Belgio. Nel frattempo, Northvolt, il più grande produttore europeo di batterie, ha annunciato un licenziamento del 20% della propria forza lavoro. Politicamente, la situazione è caotica. Alcuni governi europei, con l'Italia in prima linea, hanno chiesto che la revisione del Green Deal venga anticipata dal 2026 al 2025, mentre sono scattati i dazi sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina. L’intento è proteggere l’industria europea, ma gli effetti sui consumatori potrebbero risultare devastanti.
Analisi della crisi
L'emergere della crisi è culminato proprio in Germania, dove Volkswagen ha dichiarato la sua intenzione di chiudere tre stabilimenti. Secondo Lucio Baccaro del Max Planck Institute, la crisi è iniziata a manifestarsi quando la Corte Costituzionale tedesca ha decretato la riduzione degli incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici. Gli effetti hanno colpito immediatamente le vendite di auto in un mercato già in difficoltà. Allo stesso tempo, la crescente competitività asiatica, soprattutto quella cinese, ha reso ancor più difficile la situazione per i produttori europei, con la Cina che ha incrementato la sua quota di mercato dal 4% al 32% negli ultimi vent'anni.
La strada verso l'elettrificazione
La crisi automobilistica non è solo un risultato diretto della transizione all’elettrico. Massimiliano Bienati, esperto di trasporti, osserva che gli eventi attuali sono il risultato di scelte strategiche errate sia da parte delle case automobilistiche che dei governi. I target di vendita per le auto elettriche fissati tanto tempo fa non sono stati adeguatamente pianificati e ora la mancanza di preparazione si fa sentire. Inoltre, la progressiva scomparsa delle utilitarie accessibili dal mercato, unita all'aumento dei prezzi dei veicoli e all'entrata in vigore di dazi sulle auto elettriche cinesi, sta complicando ulteriormente la situazione per i consumatori.
Le implicazioni future
Con l'obiettivo di bandire le auto a combustione interna entro il 2035, e senza ulteriori incentivi in vista, sarà fondamentale per le case automobilistiche europee adattarsi velocemente e cogliere nuove opportunità nel mercato elettrico. L’Unione Europea deve quindi adoperarsi affinché la transizione avvenga senza impatti devastanti sull'occupazione e sull'accessibilità dei mezzi di trasporto per la popolazione. In conclusione, mentre il governo italiano riduce i fondi destinati al settore auto, l'Unione Europea si prepara a lanciare il Clean Industrial Deal, un piano strategico che potrebbe fare la differenza, a patto che si facciano scelte sagge e ben pianificate. Questo è il momento cruciale: non si può più perdere tempo.