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Liberata Nahid Taghavi dopo quattro anni di ingiusta detenzione: un simbolo di speranza per gli attivisti in Iran

2025-01-13

Autore: Alessandra

L'attivista iraniana-tedesca Nahid Taghavi è finalmente libera dopo quasi quattro anni di carcere in Iran. La sua famiglia ha confermato che si trova già in Germania, dove può finalmente riunirsi con i suoi cari. Arrestata a Teheran il 16 ottobre 2020, Taghavi è stata incarcerata "esclusivamente per aver esercitato pacificamente i suoi diritti umani", come indicato in un rapporto di Amnesty International nel 2021.

Nel corso del processo, che molti osservatori hanno definito come giuridicamente viziato, è stata condannata per aver guidato un gruppo illegale e condannata a 10 anni e 8 mesi di prigione. Tuttavia, nel settembre 2021, ha ricevuto la possibilità di passare a una forma di detenzione più leggera grazie a un arresto domiciliare con braccialetto elettronico.

Ma mentre Taghavi torna a riunirsi con la sua famiglia, la situazione della giustizia in Iran continua a preoccupare. La Corte Suprema del paese ha confermato la condanna a morte per l'attivista curda Pakhshan Azizi, che potrebbe affrontare l'esecuzione imminente. Arrestata nel 2023, Azizi, 40 anni, è stata accusata di "ribellione" e sta scontando la pena nella stessa prigione di Evin a Teheran.

L’avvocato Amir Raisian ha denunciato l’ingiustizia del caso, affermando che la condanna non tiene conto delle prove che dimostrano la natura pacifica dell'attività di Azizi, che ha dedicato gran parte della sua vita ad aiutare donne e bambini nei campi profughi del nord-est della Siria.

Amnesty International ha chiesto un'azione urgente dalla comunità internazionale per condannare la condanna di Azizi, evidenziando il clima di terrore instaurato dal regime iraniano nei confronti di attivisti e difensori dei diritti umani. Inoltre, la ONG Iran Human Rights ha rivelato che 31 donne sono state giustiziate in Iran quest'anno, sottolineando il crescente problema della violenza statale contro le donne e i gruppi vulnerabili.

La vincitrice del Nobel per la Pace 2023, Narges Mohammadi, ha descritto la conferma della condanna a morte di Azizi come un chiaro segnale della crescente repressione del regime contro il movimento per i diritti delle donne. "È nostro dovere non restare in silenzio e continuare a lottare", ha scritto sui social. In questo contesto, il ritorno di Taghavi in Germania rappresenta non solo una vittoria personale, ma anche un raggio di speranza per tutti coloro che continuano a lottare per la giustizia e i diritti umani in Iran. La comunità internazionale deve unirsi per garantire che simili ingiustizie non vengano più tollerate in futuro.