L’ex Juve che non avrebbe mai scelto la Juve: "Mi hanno rovinato la vita"
2024-12-26
Autore: Sofia
Alessandro Altobelli, leggenda del calcio italiano e una delle figure più emblematiche dell'Inter, ha recentemente rilasciato un'intervista a Top Calcio in cui ha affrontato una serie di temi riguardanti l'Inter e le sue attuali stelle, con particolare attenzione al momento difficile di Lautaro Martinez. "Quando non fai gol per due partite consecutive, la pressione inizia a farsi sentire e nella terza partita diventa un problema se non riesci a segnare. Questo porta a una perdita di fiducia; anche con 150 gol nel tuo passato, sembrano non contare più. In quei momenti, hai bisogno di un gol, anche fortunoso, per sbloccarti. Gli attaccanti vengono valutati per la loro capacità di segnare", ha detto Altobelli, rivelando le sfide psicologiche che affrontano i marcatori.
Proseguendo, Altobelli ha parlato anche di Taremi, sottolineando: "Taremi non è Lautaro, e il Portogallo ha una realtà calcistica diversa dalla nostra. In Italia, è il gol che ti fa brillare. Anche se vinci senza segnare, un attaccante non può essere davvero felice senza il suo contributo personale al tabellino".
Molte le considerazioni di Altobelli anche sul campionato e sulla Champions League: "Squadre come Atalanta e Napoli si sono rafforzate, ma credo che l'Inter abbia qualcosina in più delle altre. Penso che l'Inter possa ancora conquistare lo Scudetto. Per quanto riguarda la Champions, la nuova formula non mi convince affatto; vorrei tornare ai playoff della vecchia Coppa dei Campioni, dove ogni incontro contava. I tifosi meritano spettacolo e non cambiamenti fatti solo per motivi economici. Spero che l'Inter possa fare un grande percorso in Europa".
Concludendo l'intervista, Altobelli ha toccato un tasto personale riguardo al suo passaggio alla Juventus e le sue ripercussioni: "Non sarei mai passato alla Juve se il presidente e l'allenatore dell'Inter non mi avessero cacciato. Pellegrini e Trapattoni hanno rovinato la mia vita calcistica. Per l'Inter ho rinunciato a 1,4 miliardi di lire, una cifra che testimonia quanto credessi in quei colori. È triste pensare a come sono andate le cose, ma non ho mai smesso di tifare per la mia squadra del cuore".
La sua storia è un esempio di come il calcio possa influenzare la vita di un giocatore a 360 gradi, tra sogni, sacrifici e scelte difficili.