
La crisi silenziosa di Haiti: come le gang stanno riducendo il paese in schiavitù nell'indifferenza globale
2025-04-06
Autore: Alessandra
La crisi di Haiti è un dramma umano che si svolge sotto i nostri occhi, ma sembra non interessare quasi nessuno al di fuori dell'isola caraibica. Port-Au-Prince, la capitale, è diventata un campo di battaglia dove bande armate, come 400 Mawozo e i Taliban, controllano completamente vaste aree, seminando terrore tra la popolazione. Recentemente, hanno lanciato un attacco violento a Mirebalais, una città a 50 chilometri dalla capitale, incendiando edifici e veicoli, e liberando circa 500 detenuti durante un assalto a una prigione. Questo segna un ulteriore deterioramento della sicurezza e dell'ordine pubblico che già versano in pessime condizioni.
Le forze di sicurezza hanno annunciato il recupero temporaneo della città, ma molti detenuti sono rimasti in libertà, rendendo evidente il fallimento dell'intervento statale nella lotta contro le bande. La missione di supporto della sicurezza multinazionale (MSS) voluta dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, composta principalmente da forze di polizia e militari kenioti, stenta a implementare misure efficaci. Può un intervento esterno invertire una situazione così drammatica?
La crisi attuale di Haiti ha radici storiche molto profonde. È emersa in modo drammatico nel 2018 con massicce proteste contro l'ex presidente Jovenel Moïse, i cui trascorsi elettorali sono stati fortemente contestati, con soli il 21% degli elettori che parteciparono alle elezioni. L'assassinio di Moïse nel luglio 2021 ha lasciato un vuoto di potere colmato da Ariel Henry, il primo ministro accusato di complicità nel golpe. Questa instabilità ha alimentato la crescita delle bande, un fenomeno cui molti politici haitiani si erano già rivolti per ottenere supporto e protezione.
Nel 2024, Henry ha dovuto dimettersi, ma la transizione non ha portato a un miglioramento significativo della situazione, nemmeno dopo la formazione di un nuovo governo. Le gang, inizialmente rivali, si sono unite, intensificando il loro dominio nella capitale e creando un clima di paura e instabilità. Le statistiche parlano chiaro: nel 2022, i morti associati alla violenza hanno raggiunto 5.600 e un milione di persone è stata costretta ad abbandonare le proprie abitazioni. Il traffico di droga e i rapimenti continuano a crescere esponenzialmente.
Con oltre la metà della popolazione in condizioni di insicurezza alimentare e stime che indicano un futuro economico disastroso – con una prevedibile disponibilità di soli due dollari al giorno per il 36,6% degli haitiani nel 2026 – è evidente che la crisi è sistemica e devastante. Gli effetti dei disastri naturali, dalle catastrofi sismiche a epidemie come quella di colera, hanno ulteriormente minato ciò che resta delle infrastrutture e del tessuto sociale del paese.
Con il governo di transizione che promette elezioni presidenziali e parlamentari per novembre 2025, c'è una timida speranza per un futuro migliore. Ma, essendo trascorsi quasi dieci anni dall'ultima consultazione elettorale, gli scetticismi restano alti. Il Parlamento è scomparso e il sistema giudiziario è a un punto di paralisi. L'appello recentemente lanciato da alcuni politici per includere le bande nel dialogo politico mostra quanto sia disperata la situazione. Haiti ha bisogno di attenzione e azioni concrete da parte della comunità internazionale. Chi fermerà la discesa del paese nella disperazione? La risposta è più urgente che mai.