Finanze

La crisi dell’euro: un disastro sotto gli occhi di tutti tranne Bruxelles

2025-01-07

Autore: Matteo

Il 2025 inizia con il tasso di cambio euro-dollaro ai minimi storici degli ultimi due anni, avvicinandosi pericolosamente alla parità. Nel settembre 2022, la valuta europea aveva toccato anche il valore di 0,95, segnando il livello più basso degli ultimi venti anni. Mentre il focus può spesso ricadere sull'andamento del cambio, la crisi dell’euro rispecchia problematiche ben più profonde e strutturali.

La situazione attuale riflette anni di scelte economiche discutibili e una mancanza di visione nell’Unione Europea. Perché sembra che solo Bruxelles non riesca a vedere la realtà che si presenta davanti ai suoi occhi.

Il crollo del valore dell’euro

Analizzando l'andamento del cambio euro-dollaro, risulta evidente che nel 2008, prima della crisi finanziaria mondiale, il tasso era di 1,60. Molti analisti e media europei predicevano il declino della supremazia finanziaria americana dopo il collasso di Lehman Brothers, ma nei fatti l'America ha prosperato, registrando un aumento del 38,8% della sua economia, a fronte del 14,8% dell’Eurozona.

Mentre facciamo riferimento all'epoca delle crisi sovrane dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), è chiaro che quella che Bruxelles ritiene un capitolo chiuso è in realtà solo l'inizio di un secondo atto di una crisi che non accenna a placarsi.

Un altro aspetto allarmante è il drastico calo della quota dell’euro nelle transazioni internazionali. Con l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, la percentuale dell'euro nel sistema SWIFT è crollata dal 39% al 13%, mentre quella del dollaro è salita dal 41,51% al 57,91%. Questa tendenza non è solo preoccupante, ma mette a rischio la posizione dell'euro come valuta di riferimento a livello globale.

Il valore dell’oro come alternativa

Le sanzioni contro la Russia hanno avuto un impatto notevole, con il mondo che ha cercato alternative al dollaro. Tuttavia, la preferenza iniziale per l'euro è stata rapidamente smentita dalla percezione generale che l'Europa fosse un’area ad alto rischio. Di conseguenza, l'oro è diventato un bene rifugio, con il suo prezzo che è schizzato da 1.925 dollari l'oncia ai 2.650 attuali, toccando persino i 2.800 dollari prima delle imminenti elezioni americane di novembre.

Nel 2023, l'euro rappresenta solo il 14,7% delle transazioni internazionali, un crollo impressionante che dimostra quanto sia distante dal suo potenziale come moneta mondiale. Le aspettative iniziali che con l’euro avremmo ottenuto una maggiore influenza economica si sono rivelate illusorie, con l'Eurozona decisamente meno forte sommandosi rispetto alle singole economie europee.

Una crisi irreversibile?

La crisi dell’euro sta assumendo contorni irreversibili o è già in fase di irreversibilità. I media europei parlano di una “dedollarizzazione”, ma ciò che emerge dai dati è l'opposto: il dollaro sta guadagnando sempre più proiezione internazionale. Con costanti preoccupazioni tra i governi europei per le possibili sanzioni statunitensi che potrebbero colpire le nostre esportazioni, ora ci troviamo in una posizione precaria.

La caduta del valore dell'euro non è un fenomeno episodico, ma un indicativo netto di un declino geopolitico in atto che l’Unione Europea sembra incapace di affrontare. Questo caos economico spinge a chiedersi se l'idea della moneta unica, concepita per rafforzare l'Europa, sia realmente il passo giusto per garantire il nostro futuro economico.