La crisi dell’euro è sotto gli occhi del mondo: Bruxelles è nell'ignoranza
2025-01-06
Autore: Sofia
Il 2025 ha iniziato a far parlare di sé con il cambio euro-dollaro ai minimi storici, vicino alla parità. Questo scenario, già vissuto nel settembre 2022, ha fatto sorgere inquietanti domande sulla stabilità della moneta unica europea, ma la crisi dell'euro non si limita a una semplice fluttuazione del tasso di cambio. È davvero incredibile che si possa ignorare ciò che sta accadendo da tempo, nonostante i segnali evidenti.
La crisi dell’euro, al di là del cambio
Prendendo in considerazione i dati storici, il cambio euro-dollaro si attestava a 1,60 prima della crisi finanziaria globale del 2008. Allora, molti esperti predicavano la fine della supremazia americana, sostenendo che il modello economico statunitense avesse mostrato limiti evidenti. Tuttavia, da quel momento, l’economia americana è cresciuta del 38,8%, mentre l'Eurozona ha visto un incremento di soli 14,8%. Paradossalmente, il dollaro si è rafforzato contro altre valute, facendo perdere terreno all'euro.
Riflettendo sulla crisi dell’euro, molti ricordano i debiti sovrani dei Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) che hanno attirato l’attenzione della speculazione finanziaria. La visione limitata dell’establishment europeo continua a suggerire che il peggio sia passato, mentre in realtà siamo solo all'inizio di un nuovo capitolo.
Crollo dell’influenza dell’euro
La situazione è diventata allarmante. L’euro ha avuto diverse opportunità per affermarsi come valuta di riferimento nella scena globale, ma le istituzioni europee sembrano averle sprecate. La guerra tra Russia e Ucraina ha ulteriormente amplificato questi fallimenti, portando la quota dell'euro nei pagamenti internazionali tramite SWIFT a precipitare dal 39% al 13%. Al contrario, la quota di mercato del dollaro è aumentata dal 41,51% al 57,91%.
Ma perché questo ritiro di credibilità? Dopo l'esclusione della Russia dalla rete SWIFT, il mercato dell'energia è drasticamente cambiato, e le transazioni in euro si sono praticamente azzerate. Inoltre, la posizione del dollaro rimane predominante anche nelle riserve valutarie globali, attestandosi intorno al 57% a settembre.
L’oro emerge come alternativa
Le sanzioni imposte contro la Russia hanno incluso anche le sue riserve valutarie, creando l’opportunità di cercare alternative al dollaro. Tuttavia, l’Unione Europea è stata percepita come una zona rischiosa per gli investimenti rispetto agli Stati Uniti. Questo ha trasformato un momento di possibile riscatto in una crisi di fiducia verso l’euro. E proprio l’oro ha visto un incremento di valore, passando da 1.925 a oltre 2.650 dollari l’oncia, attirando investitori in cerca di sicurezza.
Oggi l’euro rappresenta meno di quanto ci si aspetterebbe rispetto al suo peso economico: solo il 14,7% nel 2023. Non sembra certo l’ottimo risultato promesso quando fu introdotto. Le divisioni interne su questioni di politica fiscale e monetaria tra gli Stati membri contribuiscono a questo disastro.
Una crisi strutturale e irreversibile?
La crisi dell’euro appare sempre più irreversibile. Nonostante le dichiarazioni dei media europei su una presunta “dedollarizzazione”, i dati dimostrano il contrario. I governi europei sono preoccupati per le potenziali conseguenze dei dazi commerciali americani, mentre l’inerzia economica dell’Eurozona fa sorgere dubbi sulla possibilità di ripresa. La caduta del valore dell’euro non è un fenomeno occasionale; è una crisi strutturale che riflette un declino geopolitico. La moneta unica, che doveva unire e rafforzare l’Europa, sembra ora essere un simbolo di divisione e fragilità.