Salute

Inflazione e dieta in pericolo: come la spesa low-cost minaccia la nostra salute

2025-03-16

Autore: Marco

Negli ultimi anni, fare la spesa è diventato un vero gioco di strategia per molti italiani. Con l’aumento dei prezzi dei beni alimentari, le scelte acquistate si fanno sempre più complesse. Secondo un recente studio pubblicato su Lancet, è emerso che l’inflazione non solo comporta un esborso maggiore, ma ha anche gravi conseguenze sulla qualità della nostra alimentazione e, a lungo termine, sulla nostra salute.

Prezzi alle stelle: cosa c'è dietro

I dati Eurostat rivelano che gli ultimi due anni hanno visto un’impennata dei costi alimentari in tutta Europa. Solo tra il 2023 e il 2024 i prezzi sono aumentati per vari alimenti essenziali. Ad esempio, l’olio d’oliva ha visto crescite a dir poco allarmanti, con un aumento record del 50% rispetto all’anno precedente. Il settore delle uova ha sofferto un incremento del 37% a causa della crisi avicola, mentre le verdure hanno subito un incremento del 20,2%. Questi aumenti non si fermano qui: il latte e i suoi derivati hanno registrato rincari tra il 20 e il 30%, rendendo ancora più difficile mantenere una dieta equilibrata.

Il rischio salute: un circolo vizioso

Un’indagine condotta su ampia scala ha dimostrato per la prima volta il legame diretto tra inflazione e salute pubblica. I ricercatori hanno scoperto che l’aumento dei prezzi influisce sui parametri sanitari e sui fattori di rischio legati alla nostra dieta. Ad esempio, meno persone sono in grado di acquistare cibi freschi e salutari, e questo porta a un aumento dell’utilizzo di prodotti ultra-processati e potenzialmente dannosi. Tra i cibi low-cost che molti italiani scelgono ci sono i surrogati, come i bastoncini di pesce surgelati e altri alimenti di bassa qualità nutrizionale.

La verità sui sostituti alimentari

In una lotta costante contro l’aumento dei prezzi, molti si rivolgono a sostituti che sembrano più convenienti ma che, in realtà, possono compromettere la salute. I succhi di frutta industriali, ad esempio, sono pieni di zuccheri aggiunti e hanno scarso contenuto di fibre rispetto alla frutta fresca. Lo stesso vale per snack e marmellate, che possono rivelarsi altamente zuccherati e privi dei benefici nutrizionali che ci aspetteremmo dalla frutta.

I rischi per la salute pubblica

Il calo nei consumi di alimenti freschi e nutrienti porta inevitabilmente a conseguenze gravi. Secondo uno studio pubblicato su Lancet, le diete povere di nutrienti portano a un aumento del rischio di malattie croniche. L’obesità, il diabete di tipo 2 e le patologie cardiovascolari sono solo alcune delle malattie legate a uno scarso apporto di frutta e verdura fresche.

**Obesità:** I tassi di obesità sono molto più elevati nei paesi dove vi è un alto consumo di cibi ultra-processati.

**Diabete di tipo 2:** L’aumento di zuccheri e grassi saturi favorisce l’insulino-resistenza, con ricerche che suggeriscono un collegamento tra bevande zuccherate e aumento del rischio di diabete del 26%.

**Malattie cardiovascolari:** Un apporto insufficiente di omega-3, derivato da pesce e olio d’oliva costosi, è associato a un rischio maggiore di ictus e infarti. Il consumo di 600 grammi di frutta e verdura al giorno potrebbe ridurre i decessi per malattie cardiache di oltre un terzo.

Conclusione

La crescente inflazione non è solo un problema economico, ma una vera e propria crisi di salute pubblica. Per proteggere la nostra salute, è fondamentale fare scelte consapevoli e non abbandonare l’idea di una dieta equilibrata. E tu, qual è la tua strategia per affrontare i rincari alimentari senza compromettere la tua salute?