
Il Tribunale di Trieste rifiuta la richiesta di suicidio assistito per Martina Oppelli
2025-03-28
Autore: Matteo
TRIESTE - La richiesta di Martina Oppelli, una triestina malata di sclerosi multipla da oltre 20 anni, di ottenere il suicidio assistito è stata respinta dal Tribunale di Trieste. La sentenza ha sollevato un notevole dibattito, poiché si basa su una recente interpretazione della Corte Costituzionale riguardo al trattamento di sostegno vitale. L'associazione Luca Coscioni ha fatto sapere che, secondo i medici e il Tribunale, Martina non è considerata dipendente da tali trattamenti, e quindi non ha diritto ad accedere al suicidio assistito in Italia.
In particolare, la Corte Costituzionale aveva emesso la sentenza 135 nel luglio scorso, stabilendo che il concetto di trattamento di sostegno vitale include anche l'assistenza dei caregivers, e non è limitato solo ai supporti meccanici o farmacologici. In seguito a questa sentenza, il Tribunale di Trieste aveva richiesto a ASUGI di rivedere le condizioni di Martina entro 30 giorni.
Tuttavia, l'associazione Luca Coscioni ha segnalato "chiare evidenze del peggioramento della salute di Martina", nonostante il fatto che l'azienda sanitaria ha riconosciuto la necessità di trattamenti vitali, come l'uso della macchina della tosse, assistenza per le funzioni quotidiane e una intensiva terapia farmacologica. Ma tutto questo non è stato ritenuto sufficiente per classificare Martina come necessitante di un trattamento di sostegno vitale.
Martina, assistita dai suoi legali guidati dall'avvocato Filomena Gallo, ha impugnato il diniego, chiedendo al giudice di ordinare a ASUGI di conformarsi alla sentenza della Corte Costituzionale e riconoscerle il diritto al suicidio assistito. Tuttavia, il Tribunale ha respinto questa richiesta, appoggiandosi alle valutazioni di medici specializzati, considerandole più valide.
Martina ha commentato la decisione definendola "offensiva" non solo per lei, ma anche per le istituzioni che forniscono i sussidi per le sue necessità. Ha sollevato domande critiche su come le commissioni possano ignorare le reali necessità di una persona con disabilità certificata al 100%. "Come può una persona completamente immobile gestire i propri bisogni quotidiani senza assistenza?" ha dichiarato, esprimendo la frustrazione per la mancanza di riconoscimento della sua condizione.
L'avvocato Gallo ha aggiunto che questa decisione mette in luce una visione ambigua riguardo alla sentenza della Corte Costituzionale, la quale è stata interpretata come non vincolante sia dai medici che dal giudice. È stata chiesta, quindi, una nuova revisione della decisione della Corte per garantire che i diritti di persone come Martina vengano rispettati. Poiché ormai sono trascorsi quasi due anni dalla richiesta iniziale e la salute di Martina è ulteriormente peggiorata, la sua richiesta di suicidio assistito si fa ogni giorno più urgente.