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Il Grande Sciopero dei Ricercatori Universitari: La Lotta per la Stabilità e i Diritti

2025-05-12

Autore: Giulia

Le Ragioni dello Sciopero

Circa 35.000 ricercatori e ricercatrici con contratto a tempo determinato stanno scendendo in piazza in tutta Italia per chiedere giustizia e maggiore sicurezza lavorativa. Da mesi, protestano contro il discusso disegno di legge Bernini, promosso dalla ministra dell’Università e della Ricerca, che introduce nuove categorie di ricercatori con contratti flessibili, un passo che molti considerano un attacco ai diritti già precari dei lavoratori universitari.

Un Settore Sempre Più Precario

Negli ultimi 15 anni, la precarietà è diventata la norma nelle università italiane. Nel 2009, i precari rappresentavano circa il 20% del personale. Nel 2024 si stima che questa percentuale raggiunga il 42%! La riforma Gelmini del 2010 ha sostituito i ricercatori a tempo indeterminato con nuovi profili, aumentando il numero di quelli a termine e spingendo i ricercatori nelle spire della precarietà.

Contratti di Ricerca: Prospettive Precarie

In teoria, i contratti con gli assegnisti di ricerca dovrebbero facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani laureati. Tuttavia, spesso si trovano a lavorare per anni senza certezze, girando da un ateneo all'altro e guadagnando tra gli stipendi più bassi d’Europa.

Riforme che Non Risolvono

Sebbene la legge 79 del 2022 avesse promesso contratti di ricerca più tutelati, la realtà è che i fondi, soprattutto dopo l’arrivo del PNRR, non sono sufficienti per stabilizzare nei tempi adeguati tutti i ricercatori precari. La nuova riforma prevede categorie come il “professore aggiunto” e contratti post-doc senza bandi pubblici, creando un sistema di assunzione che molti considerano opaco.

L’Appello agli Organi Superiori

L’associazione dei dottorandi e dottori di ricerca italiani (ADI) ha già sollevato questioni in sede europea, affermando che la riforma contrasta con gli obiettivi di stabilizzazione promessi dal governo e richiesti dall’Unione Europea. Anche la CGIL ha fatto sentire la propria voce in difesa dei diritti dei ricercatori.

Una Lotta Concreta per il Futuro

In questi giorni di protesta, le università italiane stanno vivendo momenti di intensa mobilitazione. Presidi e manifestazioni sono organizzati per chiedere stabilizzazione, maggiore finanziamento e l’abrogazione della legge Bernini. Purtroppo, molti ricercatori precari si sentono impotenti; i loro contratti precari non offrono alcuna protezione a chi desidera manifestare il proprio dissenso.

La Situazione Finanziaria delle Università

L'Italia investe solo l’1,37% del suo PIL in ricerca, contro un obiettivo europeo del 3%. La situazione è grave: meno di un terzo dei fondi proviene da enti pubblici, con le università che per una parte minima contribuiscono. In confronto, paesi come Germania, Austria e Francia superano facilmente queste medie, lasciando l'Italia ben indietro nella corsa per l’innovazione e la stabilità dei ricercatori.

Il Futuro dei Ricercatori Universitari

Con migliaia di contratti in scadenza e una precarietà che pervade il settore, i ricercatori lottano per un futuro più certo. Il loro appello è chiaro: è tempo di agire, di garantire diritti e dignità, prima che sia troppo tardi.