Nazionale

Il governo italiano: una stabilità precaria in un mondo in crisi

2025-03-25

Autore: Francesco

In Italia, l'idea di una crisi di governo legata alla politica estera sembra lontana, se non addirittura impossibile. Nonostante le tensioni interne nella maggioranza, con Matteo Salvini che continua a distinguere le sue posizioni ma definisce il rapporto con gli alleati 'splendido', e il ministro degli esteri Antonio Tajani che usa il siculo-sciasciano 'quaquaraquà' per descrivere la situazione politica, nessuno sembra seriamente pensare a una rottura. Questo scenario è indicato anche da Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, che fa riferimento all'assenza di 'spina dorsale' all'interno della Lega, significando che le critiche sono più che altro delle 'abbaiate' senza mordere.

La stabilità dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, per ora, sembra garantita. Ma la domanda che sorge è: è sufficiente? Ridurre la politica estera a un campo di battaglia elettorale in un contesto internazionale complesso e drammatico non giova a nessuno. È legittimo che ci siano contatti tra il vicepresidente degli Stati Uniti e il vicepresidente del Consiglio italiano; questi scambi potrebbero persino migliorare le relazioni tra i due paesi. Tuttavia, la mancanza di una posizione unitaria sul rapporto con l'Unione Europea o con gli Stati Uniti, così come sulle questioni legate al conflitto dei dazi e alla guerra tra Russia e Ucraina, limita l'influenza che l'Italia potrebbe esercitare a livello internazionale.

La debilitazione della politica estera si riflette non solo nella maggioranza, ma anche nell'opposizione, con partiti come il PD e i grillini che mostrano distanze sempre più marcate e ideologicamente condizionanti. Anni fa, le scelte di politica estera erano centrali nei programmi di governo, e l'assenza di una visione comune poteva sfociare nella non formazione di un esecutivo. Questo spiega perché il PCI è rimasto ai margini per decenni.

Oggi, in un contesto di conflitti sia in Europa che nel Medio Oriente, la questione della politica estera sembra essere ignorata. L'assenza di chiarezza ha un impatto sulla posizione dell'Italia nel mondo. La premier Meloni ha dimostrato capacità diplomatica, ma con una crescente instabilità internazionale e le ripercussioni del conflitto in Ucraina, avere una maggioranza che tollera le divisioni invece di cercare unità non aiuta.

Cosa impedisce all'Italia di seguire l'esempio di altri paesi europei come la Germania, dove una coalizione di popolari, socialisti e verdi ha trovato un accordo in merito alla difesa e agli armamenti? O dell'Inghilterra, dove il Partito Laburista e i Tory si sono uniti su questioni chiave come il conflitto ucraino? La politica estera non è un argomento che porta voti immediati e, per questo motivo, rischia di diventare territorio di discussione elettorale sterile che mortifica l'immagine del paese. In momenti così critici, l'urgente necessità di cooperazione tra maggioranza e opposizione è più chiara che mai, ma sembra mancare la volontà di costruire un'alternativa unita e proattiva.