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Il generale Almasri scarcerato per un cavillo: è già tornato in Libia

2025-01-21

Autore: Chiara

Roma – I media libici avevano anticipato il ritorno imminente del generale Najeem Osema Almasri Habish a Tripoli, affermando che sarebbe stato "processato come previsto dagli accordi tra Italia e Libia sui prigionieri". Incredibilmente, il comandante del centro di detenzione di Mitiga, arrestato a Torino su mandato della Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità, è stato scarcerato alle 21:42 ed era già tornato a Tripoli, accolto da una festosa celebrazione con fuochi d'artificio.

"L'errore procedurale"

Almasri è stato liberato a causa di un "errore procedurale", come dichiarato dai giudici della Corte d’Appello di Roma. È stato rimandato a casa su un volo I-Carg italiano partito dall’aeroporto di Caselle, a distanza di sole poche ore dall’arresto. Si è appreso che la decisione di far tornare Almasri in Libia era stata presa assai prima della sua effettiva detenzione, creando confusione tra il ministero della Giustizia, Palazzo Chigi e le autorità italiane coinvolte.

"Il ministro non era stato avvertito"

La decisione della Corte d’Appello ha rivelato che il ministro della Giustizia non era stato informato dell'arresto di Almasri fino a lunedì, quando il generale era già detenuto. Questo ha sollevato interrogativi sulla correttezza delle procedure seguite. L'Italia, infatti, deve gestire una delicata relazione con la Libia, soprattutto in un periodo in cui i flussi migratori provenienti da quel paese stanno aumentando. Lunedì scorso, sono stati registrati circa 500 arrivi a Lampedusa, tutti dalla Libia.

Le reazioni delle opposizioni

La scarcerazione di Almasri ha scatenato l’indignazione delle opposizioni politiche. Elly Schlein, segretaria del PD, ha chiesto chiarimenti al governo riguardo ai motivi per cui Almasri è stato liberato. Tra le critiche, anche quelle di Matteo Renzi e altri esponenti politici, che hanno definito la situazione "gravissima" e hanno chiesto spiegazioni al ministro Nordio. La reazione politica è stata forte, unita da un coro di voci che chiedono maggiore trasparenza.

Il mandato di cattura

Il mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale risale a sabato 18, accusando Almasri di crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi nella prigione di Mitiga dal 15 febbraio 2011, con pena massima di ergastolo. Le tempistiche critiche sollevano interrogativi sull'efficacia e sull’adeguatezza del sistema giudiziario italiano.

Un incontro al di fuori della legge

Dopo il suo arresto, si è saputo che Almasri quella sera era presente allo stadio di Torino per assistere alla partita Juventus-Milan. La sua cattura è avvenuta su indicazione dell'Interpol, ma ciò che emerge è una gestione confusa e imprecisa da parte delle autorità italiane, con un'assenza di comunicazione che ha portato a questa situazione imbarazzante. La giustizia sembra allontanarsi, e i crimini di Almasri continuano a rimanere impuniti, lontani dai tribunali internazionali.

Il dramma migratorio

Mentre la politica italiana si confronta su questo caso, il dramma dei migranti continua ad aggravarsi. A fronte di un numero crescente di arrivi, l'Italia deve rivedere la sua strategia di gestione dei flussi migratori, coinvolgendo le autorità libiche in discussioni sempre più complesse. Le conseguenze politiche di questa vicenda potrebbero influenzare non solo la fiducia nella giustizia italiana ma anche la stabilità delle relazioni diplomatiche con la Libia.