
Il business della rabbia: da TikTok a Facebook, come gli algoritmi manipolano le emozioni. È ora di riflettere?
2025-03-25
Autore: Sofia
Nell'era dei social media, l'engagement e la dopamina si intrecciano in un gioco pericoloso. Non sono solo i grandi nomi come Mark Zuckerberg a creare un problema: le cosiddette «verità alternative» vengono amplificate dagli algoritmi, che preferiscono contenuti che suscitano emozioni forti, come la rabbia, piuttosto che quelli più pacati e veritieri. Questo accade perché il conflitto e la polarizzazione attirano maggiormente l'attenzione degli utenti. Le piattaforme come TikTok e Facebook si nutrono di questo meccanismo e, in cambio, guadagnano miliardi di dollari attraverso la pubblicità.
Recenti studi hanno dimostrato che l'uso eccessivo di contenuti incendiari non solo provoca una crescente divisione sociale, ma influisce anche sulla salute mentale, rendendo gli utenti più ansiosi e stressati. In un panorama così instabile, è fondamentale che gli utenti sviluppino un pensiero critico riguardo ai contenuti che consumano e condividono.
Come contrastare il fenomeno?
Cosa possiamo fare per contrastare questo fenomeno? È essenziale richiedere maggiore trasparenza da parte delle piattaforme social e adottare un approccio più consapevole nel nostro consumo di informazioni. La responsabilità di creare un ambiente virtuale più sano e informato ricade sia sugli utenti che sugli sviluppatori. Siamo pronti a prendere in mano il controllo delle nostre emozioni e dei nostri feed?