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Giuseppe Cavo Dragone: «La pace richiede investimento. Servono più risorse per le armi e una mentalità adatta alla guerra»

2025-01-17

Autore: Giovanni

L'ammiraglio presidente del Comitato Militare della Nato esprime chiaramente la sua posizione: la pace è un valore fondamentale ma non è gratis.

Giuseppe Cavo Dragone, a capo del Comitato militare della Nato, ha affermato che «la pace e la sicurezza non sono gratis. Tuttavia, i costi di una guerra sono immensamente superiori». A capo della coordinazione tra i capi di stato maggiore della Difesa dei 32 Stati membri, Cavo Dragone ha discusso con il Corriere della Sera delle spese militari e della posizione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che auspica un incremento della spesa per la difesa fino al 5% del PIL nei paesi appartenenti all'Alleanza Atlantica. Attualmente, l'Italia si attesta all'1,54%, con l'obiettivo di raggiungere l'1,61% entro il 2027.

«Sebbene ci vorrà tempo, il presidente Trump ha le sue ragioni. Dobbiamo spendere di più e soprattutto spendere meglio», ha ribadito Cavo Dragone.

L'ammiraglio ha inoltre sottolineato l'inadeguatezza dell'approccio attuale: «I Paesi membri della Nato e dell'Unione Europea hanno 172 sistemi d'arma diversi, mentre gli Stati Uniti ne possiedono solo 35. Questa mancanza di economia di scala ci porta a spendere molto di più. Dobbiamo difendere la nostra sovranità industriale, ma con una visione moderna, perché le nostre industrie sono in ritardo rispetto alle necessità attuali».

In un contesto internazionale che ricorda fortemente la Guerra Fredda, Cavo Dragone avverte che è imprescindibile un ritorno a una mentalità di difesa proattiva. «La minaccia cui siamo esposti è reale e alle porte d'Europa. Avremmo dovuto essere più previdenti», ha lamentato.

E riguardo alla spesa per la difesa, ha rivelato che se dopo la Guerra Fredda i Paesi europei avessero continuato con una spesa media del 3% del PIL, avremmo speso 8.600 miliardi di euro in più. Questo ci avrebbe permesso una preparazione migliore in caso di conflitti.

Infine, parlando delle provocazioni russe, ha commentato gli sconfinamenti degli aerei russi come una strategia per testare le reazioni della Nato. «La nostra risposta è stata rapida e unitaria, dimostrando una coesione che contrasta con le aspettative della Russia. Prima dell'invasione dell'Ucraina eravamo 30 Stati membri, ora siamo 32. La 'forza di reazione alleata' sarà guidata dall'Italia da Solbiate Olona».

Se la nazione desidera mantenere la pace, deve riconoscere che si tratta di un impegno costoso e strategico, e non un’opzione da prendere alla leggera.

**La domanda è:** siamo pronti ad affrontare questa sfida?