
Gianni Bugno: «Nascondevo i trofei in casa per paura dell'invidia. Chiappucci mi ha salvato dalla depressione»
2025-03-31
Autore: Matteo
Il lato oscuro della fama
Gianni Bugno, icona del ciclismo e trionfatore del Giro d'Italia nel 1990, ricorda con nostalgia le sue vittorie, rivelando però anche il lato oscuro della sua fama. Con il rosa indossato dalla prima all'ultima tappa, Bugno ha vissuto momenti indimenticabili, ma ha anche dovuto affrontare le pressioni derivanti dall’essere un campione. «Il ciclismo? Solo una tappa della vita», confessa.
La paura dell'invidia
Nonostante i suoi successi, Bugno ha ammesso di nascondere i trofei in casa per timore dell'invidia altrui. Un segno che anche i più grandi campioni possono sentirsi vulnerabili. Inoltre, in un racconto sorprendente, rivela che la sua esperienza miltare lo ha portato a condividere il servizio con i Righeira, la celebre coppia musicale italiana, un incontro che ha segnato profondamente la sua giovinezza.
La lotta contro la depressione
Bugno ha anche parlato della sua lotta personale con la depressione, sottolineando il ruolo fondamentale del suo amico Claudio Chiappucci, un altro noto ciclista, che lo ha supportato nei momenti più difficili. Le sfide che ha affrontato lo hanno reso non solo un atleta, ma anche un uomo più forte e consapevole.
Un esempio per le nuove generazioni
Oggi, Bugno continua a essere una figura rispettata nel mondo del ciclismo e spesso si riflette sulla sua carriera, condividendo la sua saggezza con le nuove generazioni di ciclisti. In un’epoca in cui la salute mentale è diventata un tema cruciale, la testimonianza di Bugno serve da esempio per affrontare difficoltà anche oltre le vittorie sportive.