
Fuga da Gaza: un viaggio nell'ignoto
2025-09-19
Autore: Chiara
Fughe silenziose dalle rovine di Gaza
Lungo la strada costiera che conduce verso sud, un fiume ininterrotto di famiglie palestinesi abbandona la città di Gaza, portando con sé non solo effetti personali, ma anche secoli di memoria. Coperte, pentole e fotografie sono riposti con cura su carrelli e carri trainati da asinelli, mentre i volti dei bambini, stretti tra le braccia dei genitori, riflettono una profonda tristezza. Guardano indietro, verso le macerie lasciate alle spalle, come se il passato offrisse maggiori certezze del futuro.
Il dramma dell'emigrazione interna
Ogni passo verso il sud è un viaggio straziante. Mohammed Abu Shar, un palestinese di Gaza, esprime la profonda angoscia: "Lasciarci Gaza è come abbandonare i nostri cuori. Non è solo un tragitto fisico, è un vero e proprio viaggio dell'anima." I bombardamenti incessanti hanno costretto molte famiglie a fuggire, ma la speranza di un ritorno si affievolisce con ogni esplosione.
Sopravvivere in miseria
Anche raggiungere il sud non garantisce sicurezza. Le città di Khan Yunis e Deir al Balah si sono trasformate in enormi campi profughi, dove la vita si riduce all'essenziale. Le tende provvisorie spuntano lungo strade un tempo vibranti di vita.
Umm Mahmoud racconta di avere passato giorni all'aperto prima di ricevere aiuti dai parenti all'estero per acquistare una tenda, mentre suo marito Mohammed denuncia: "A Gaza abbiamo perso la casa, qui stiamo perdendo la dignità. Le famiglie si trovano a contrattare anche per un angolo di privacy in mezzo all'orrore."
Il costo della disperazione
La vita in questi accampamenti è devastata dalla scarsità. Le tende possono costare migliaia di dollari, e molti sono costretti a vendere i propri beni per assicurarsi un riparo. La gente vive in condizioni disumane, mettendo a rischio la propria salute.
I giornalisti in pericolo
I reporter che cercano di raccontare questa tragedia non sono risparmiati. Khader, un cameraman, ha perso la sua casa e si è visto costretto a dormire nei corridoi di un ospedale per paura di attacchi. "Essere un giornalista qui significa perdere tutto, anche il diritto di abbracciare i propri figli," racconta.
Gaza: un luogo ridotto in macerie
La città di Gaza, un tempo vibrantemente viva, è ora un campo di battaglia. Le forze israeliane colpiscono incessantemente, riducendo interi quartieri in macerie. Alcuni volantini avvertono i civili di dirigersi verso sud, verso presunti "luoghi umanitari", dietro al linguaggio militare si cela un dramma umano di proporzioni catastrofiche.
Un esodo senza fine
Le strade sono invase da fuggitivi: madri che portano bambini stanchissimi, uomini con sacchi sulle spalle e anziani in cerca di riparo. Salah Asaleya, un giovane del campo profughi di Al Shati, descrive il suo viaggio: "Fuggire non è stata una scelta, ma l'unico modo per sopravvivere. Gaza non è solo un luogo fisico, ma la nostra anima.
Dramma dell'emergenza umanitaria
La situazione è disperata: mancano acqua, elettricità e servizi igienici. Migliaia di tende si ammassano in spazi pubblici già sovraffollati, mentre l'UNRWA dichiara che molti non hanno una meta precisa e gli anziani e i malati vengono abbandonati.
Il mondo guarda, ma cosa può fare?
L'ultima offensiva delle forze israeliane ha portato a nuove accuse di genocidio da parte di una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite. Le famiglie continuano a fuggire da un'apocalisse umanitaria, camminando verso un futuro incerto, mentre la comunità internazionale osserva.