
Dazi, i rischi per l'Italia: dai farmaci ai trasporti, ecco come cambiano i prezzi e quali sono le regioni più esposte
2025-04-03
Autore: Maria
Le tariffe imposte dagli Stati Uniti sulle importazioni europee sono entrate in vigore il 2 aprile, segnando l'inizio di una fase potenzialmente critica per l'Italia. La strategia commerciale annunciata dal presidente Donald Trump si prospetta come una vera e propria "tempesta perfetta" per l'economia italiana, già provata dalla pandemia e ora oberata dai costi delle nuove imposizioni.
Il made in Italy, che occupa una posizione preminente negli Stati Uniti con oltre il 10% delle esportazioni nazionali, si trova ora a fronteggiare un ventaglio di sfide. L'Italia è particolarmente vulnerabile, non solo per la sua ampia gamma di settori strategici come l'agroalimentare, la farmaceutica e la meccanica, ma anche per la concentrazione delle esportazioni verso il mercato americano.
Nel 2024, l'export verso gli Stati Uniti ha superato i 64 miliardi di euro, evidenziando un incremento notevole rispetto al passato. Tuttavia, si stima che circa 3.300 aziende italiane saranno duramente colpite dalle nuove tariffe. I settori a maggior rischio includono le bevande, gli autoveicoli e l'industria farmaceutica, con il Centro studi Confindustria che segnala un'esposizione significativa di molte imprese italiane.
La Svimez ha previsto che un'imposta del 20% potrebbe far scendere le esportazioni nei settori agroalimentare e farmaceutico dal 13,5% al 16,4%. Al contrario, settori come moda e arredamento potrebbero adattarsi meglio a queste nuove condizioni, registrando perdite minori intorno al 2,6%. In aggiunta, il settore vinicolo, cruciale per l'export italiano, risulterebbe particolarmente a rischio, con costi potenziali che potrebbero raggiungere 6 milioni di euro al giorno.
Il panorama regionale mostra che Liguria, Campania, Molise e Basilicata sono tra le più colpite, mentre Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana sono le regioni con il volume maggiore di vendite verso gli Stati Uniti. Le regioni meridionali, come Sardegna, Molise e Sicilia, subiranno gli effetti negativi in modo più accentuato a causa della loro limitata diversificazione economica.
L'impatto economico globale delle nuove tariffe potrebbe crescere fino a 7 miliardi di euro, con previsioni di riduzione del PIL italiano dello 0,1%, per un totale di 27.000 posti di lavoro a rischio. Questo scenario apre la strada a potenziali conflitti commerciali globali che potrebbero colpire ulteriormente l'Europa e l'Italia. Le borse già mostrano segni di nervosismo, con Milano e altre piazze europee in calo.
In conclusione, l'Italia si trova su un campo minato commerciale e l'attesa per uno sviluppo positivo delle negoziazioni diventa cruciale. Le aziende, i lavoratori e le famiglie stanno vivendo un periodo di grande incertezza, e solo il tempo dirà se l'Italia riuscirà a resistere a questa tempesta.