Finanze

Da Andrew Jackson a Trump: Perché il Populismo Non Ama la Fed

2025-08-27

Autore: Francesco

Il Ciclo Infinito del Populismo contro la Fed

Negli Stati Uniti, la lotta contro l'autonomia della banca centrale sembra un copione che si ripete, con sfide che risalgono fino al 1830. La motivazione è sempre la stessa: affrontare l'élite finanziaria attraverso il controllo della moneta. Se due secoli fa il 'popolo' era rappresentato da agricoltori e piccoli imprenditori contro i potenti di Wall Street, oggi la guerra è tra il lavoro manifatturiero e il globalismo.

In questo contesto, il populismo monetario mette in discussione il dollaro, un pilastro della stabilità internazionale. Non è quindi sorprendente che presidenti come Donald Trump portino avanti battaglie simili a quelle di storici predecessori.

La Laida Guerra di Andrew Jackson contro la Second Bank

Il settimo presidente degli Stati Uniti, Andrew Jackson, è un'icona del populismo americano, la cui lotta contro la Second Bank degli Stati Uniti nel 1832 è emblematicamente rappresentativa. Questa istituzione, simile alle banche centrali moderne, gestiva depositi federali e cercava di stabilizzare il sistema finanziario. Per Jackson, la banca era un simbolo di monopolio e corruzione, e il suo veto nel 1832 segnò l'inizio di un'era di instabilità economica.

Le Conseguenze di una Politica Populista

Dopo la guerra civile, il populismo non si fermò. I movimenti di fine Ottocento chiedevano più moneta per risollevare le economie agricole e contrastare l’impoverimento. Anche se la Federal Reserve fu creata nel 1913 per stabilizzare l'economia, le tensioni rimasero, culminando negli anni della Grande Depressione quando Franklin Delano Roosevelt attaccò la Fed per rilanciare la crescita.

Johnson e Nixon: La Battaglia contro la Fed

Sotto il presidente Lyndon B. Johnson, la crisi del Vietnam portò a nuove frizioni con la Fed. Johnson, desideroso di mantenere bassi i tassi per finanziare la guerra, cercò di intimidire il presidente della Fed, ma la resistenza e l'indipendenza della banca prevalsero.

Con Nixon, tuttavia, la Fed subì pressioni senza precedenti; il presidente riuscì a far mantenere bassi i tassi per favorire la sua rielezione, scatenando la Grande Inflazione degli anni Settanta. Al contrario, Paul Volcker, presidente volto a stabilizzare l'economia, aumentò radicalmente i tassi, rinfocolando le tensioni.

Il Ritorno del Populismo Post-2008

Dopo la crisi finanziaria del 2008, il populismo anti-Fed è tornato in auge. I movimenti come il Tea Party evocano l'idea che la Fed sia un'entità manipolatrice che danneggia i risparmiatori e il ceto medio. Donald Trump si è fatto portavoce di questa tradizione, criticando pubblicamente la Fed e le sue politiche.

Una Nuova Prospettiva Economica?

All'interno del dibattito, emergono opinioni che sostengono che il dollaro come valuta di riserva mondiale possa essere un fardello. Economisti come Oren Cass suggeriscono che un dollaro più debole possa favorire le esportazioni e rilanciare l'industria interna.

Conclusione: Un Ciclo Senza Fine

La storia degli attacchi populisti alla Fed, da Jackson a Trump, dimostra un legame rosso con il passato: una battaglia contro le élite e per un accesso più equo alla moneta. La richiesta di meno élite e più moneta 'a misura del popolo' si ripresenta, rendendo chiara l'eredità di un secolo di conflitti economici. I populisti continuano a vedere nella Fed un nemico giurato, accusandola di proteggere interessi privileggiati a spese delle classi lavoratrici.