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Chivu: "Finivo le partite e vomitavo, andai dallo psicologo. Tutto nacque da un'intervista..."

2024-11-07

Autore: Maria

Ospite a Cronache di Spogliatoio, Cristian Chivu ha aperto il suo cuore ricordando un periodo davvero difficile della sua carriera quando vestiva la maglia della Roma. L'ex difensore, ora in veste di commentatore sportivo, ha rivelato che si sentiva così sopraffatto dalle pressioni e dalle ingiustizie subite che, dopo alcune partite, si trovava a vomitare negli spogliatoi. È stato un percorso complesso che lo ha spinto a chiedere aiuto a uno psicologo, rompendo il tabù che spesso circonda la salute mentale nello sport.

"La sfida è sempre stata quella di cercare soluzioni autonomamente, senza mai chiedere aiuto, ma a un certo punto mi sono reso conto di non farcela più da solo. Ho chiesto aiuto e non è affatto una vergogna. Il tutto è iniziato dopo un'intervista che ho rilasciato in seguito al trasferimento di Fabio Capello alla Juventus. Qualche mese dopo, mi hanno chiesto se avrei voluto lavorare con Capello, che mi portò in Italia. Ho risposto che era un grande allenatore e che chissà, un giorno, avrei potuto avere quell'opportunità. Però il giorno dopo, il titolo del giornale recitava: 'Chivu vuole la Juve'. E così, quando scendevo in campo all'Olimpico, venivo fischiato da 70-80 mila persone."

Chivu ha anche condiviso un episodio che ha messo a dura prova il suo spirito: "Un giorno, durante una partita contro la Sampdoria, mi sono infortunato e ho subito una lussazione all'alluce. Sono tornato a casa con le stampelle, proprio in vista dell'ultima partita prima della pausa natalizia contro il Chievo. La sera prima della partita, mi ha chiamato l'allenatore Luciano Spalletti, dicendomi che non aveva difensori centrali e mi ha chiesto se fossi in grado di giocare. Ho risposto: 'Mister, lo farò per il gruppo, ma ho bisogno di infiltrazioni per riuscire a scendere in campo'. Mi ha detto di presentarmi il giorno dopo per valutare la situazione.

Cristian ha poi sottolineato l'importanza di prendersi cura della propria salute mentale, un messaggio che risuona sempre più forte nel mondo dello sport. "Non dovremmo mai sentirci soli nelle nostre battaglie", ha concluso, incoraggiando altri a cercare aiuto quando necessario. La sua storia rappresenta un'importante lezione e una testimonianza che le sfide nella vita di un atleta non si limitano solo al campo da gioco.