
Cartelle fiscali, privati all'attacco per i 1.300 miliardi non riscossi: la proposta sul tavolo di governo e Parlamento
2025-03-23
Autore: Francesco
Un ambizioso piano sta prendendo forma per affrontare la situazione delle cartelle fiscali non riscosse, che ammontano a quasi 1.300 miliardi di euro, accumulati nel cosiddetto “magazzino” del Fisco. L'idea è emersa grazie all'incontro tra soggetti pubblici e privati, compresi rappresentanti di prestigiosi studi legali. Questi incontri sono stati organizzati alla Commissione ministeriale guidata dal Vice Ministro per l'Economia Maurizio Leo e successivamente in Parlamento durante un'indagine conoscitiva sul tema, voluta dal presidente della Commissione finanze Massimo Garavaglia.
La proposta è allettante: replicare per i crediti fiscali non riscossi ciò che è avvenuto negli ultimi anni per gli NPL, i crediti in sofferenza delle banche. Nel 2016, le banche italiane si trovavano ad affrontare 300 miliardi di crediti deteriorati, un valore raddoppiato rispetto alle banche francesi. Grazie all'intervento di soggetti specializzati e delle cartolarizzazioni, supportate da garanzie statali, i crediti in sofferenza sono stati ridotti a soli 50 miliardi, contro i 120 miliardi di Francia. La domanda ora è: si può applicare lo stesso meccanismo ai crediti fiscali? Secondo esperti del settore, la risposta è affermativa.
L'Amco, società pubblica controllata dal Ministero dell'Economia e attore chiave nella gestione dei crediti deteriorati, ha presentato rapporti a governo e Parlamento in cui si evidenzia che ben 706,9 miliardi dei 1.300 totali sarebbero “lavorabili”. Ciò significa che su questa cifra si potrebbero intraprendere azioni efficaci di recupero.
Un sondaggio condotto da Intrum, un altro operatore del settore, suggerisce che i privati possono raggiungere risultati migliori rispetto all'Agenzia delle Entrate - Riscossione, incassando il 10% dei crediti più recenti e una percentuale compresa tra il 3 e il 5% su quelli arretrati. Date le somme in gioco, non si tratterebbe certo di cifre insignificanti. Tuttavia, prima di fissare un “prezzo” sui crediti in giacenza, è necessario catalogarli in modo dettagliato. Antonio Munari, CEO di Amco, ha sottolineato l'importanza di questo passaggio: “Il valore dei portafogli è determinato dalla qualità dei dati. Conoscere meglio il debitore, il suo indirizzo e la sua storia professionale rende il recupero molto più agevole.”
In un contesto di crisi economica come quello attuale, il recupero di questi crediti fiscali rappresenterebbe non solo una boccata d'ossigeno per le casse dello Stato, ma anche un’opportunità per le imprese, migliorando la liquidità nel mercato. Riusciranno governo e privati a dare vita ad un piano concreto per affrontare questa sfida? La risposta potrebbe rivoluzionare la nostra economia!