Cartabellotta (Gimbe): «La manovra ammazza la Sanità»
2024-12-27
Autore: Maria
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, non ha risparmiato critiche nei confronti della manovra finanziaria del 2025, già approvata in via definitiva, evidenziando che le risorse dedicate alla Sanità sono ai minimi storici in relazione al PIL.
Secondo Cartabellotta, «Siamo di fronte a una legge di bilancio deludente. Nonostante vi sia un aumento nominale di 2,5 miliardi di euro per il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) nel 2025, in realtà ciò corrisponde a un incremento di appena l’1% rispetto al 2024, considerando che una parte significativa proviene dalla precedente manovra». A lungo termine, gli aumenti sono irrisori: +0,4% nel 2027, +0,6% nel 2028 e così via, insufficiente a coprire le crescenti esigenze del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e a risolvere le lacune strutturali come la carenza di personale e le disuguaglianze regionali.
Interrogato sulla discrepanza tra le dichiarazioni del governo e i dati reali, Cartabellotta ha chiarito che, sebbene formalmente i fondi sembrino aumentare, in realtà il FSN scenderà dal 6,12% del PIL nel 2024 al 5,7% nel 2029, il che indica una crisi sempre più profonda.
Le misure per le retribuzioni di medici e infermieri sono considerate un segnale positivo, ma non sufficienti. La flat tax del 5% sugli straordinari degli infermieri e i minimi aumenti salariali non frenano la fuga dai luoghi di lavoro, aggravata da condizioni di lavoro difficili e salari non competitivi. Dal 2019 a oggi, il SSN ha perso oltre 11.000 medici e più di 40.000 infermieri.
Per quanto riguarda le liste di attesa, Cartabellotta sostiene che siano state affrontate marginalmente: il decreto prevede solo 80 milioni di euro per il 2024, recuperati da fondi già esistenti. La spesa sanitaria privata nel 2023 ha raggiunto oltre 40 miliardi di euro, costringendo molti italiani a rinunciare a cure necessarie; ben 4,5 milioni di italiani hanno saltato visite o esami, di cui 2,5 milioni per motivi economici.
Nessun piano concreto è stato previsto per nuove assunzioni nel 2025, lasciando le Regioni a operare con organici insufficienti. Nonostante il numero di medici ogni 1.000 abitanti superi la media OCSE, vi sono carenze significative in settori critici come la medicina d’urgenza e la medicina di famiglia. Anche gli infermieri sono in difficoltà, con solo 6,5 infermieri per 1.000 abitanti, ben sotto la media OCSE.
Infine, la questione delle disparità tra Nord e Sud è un tema altamente preoccupante. Le Regioni del Mezzogiorno continuano a faticare rispetto a quelle del Nord, e gli aggiornamenti apportati ai criteri di riparto dei fondi sanitari nazionali non sono stati sufficienti per colmare le differenze esistenti. In un contesto in cui la mobilità sanitaria aggrava il divario, diventa cruciale adottare strategie più efficaci per garantire un'accessibilità equa e migliorare i servizi nel Sud del Paese.