Biden Svela il Suo Bilancio di Politica Estera: «Lascio Un'America Più Forte»
2025-01-13
Autore: Maria
«Lasciamo un’America con più amici, alleanze più forti, nemici sotto pressione», ha dichiarato Joe Biden durante il suo discorso finale di politica estera al Dipartimento di Stato, a una settimana dall’insediamento del suo successore, Donald Trump, alla Casa Bianca. Questo è il luogo dove, nel febbraio 2021, il presidente aveva pronunciato il suo primo discorso di politica estera. In questa settimana, Biden viaggerà attraverso vari eventi di addio, culminando con un discorso finale alla Casa Bianca, sigillando così una carriera di mezzo secolo in cui la politica estera ha sempre avuto un ruolo centrale.
Biden è orgoglioso di lasciare al suo successore «un’America più forte» rispetto a quattro anni fa, elencando miglioramenti in varie aree: diplomatica, militare, tecnologica ed economica. Nonostante abbia in passato descritto Trump come una «minaccia alla democrazia», ha chiesto al suo team di sicurezza nazionale di collaborare con il team di transizione «nell’interesse del Paese». Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale, ha ribadito che l’elezione di Trump non deve essere interpretata come un rifiuto del multilateralismo da parte degli americani.
Due conflitti in corso
Biden lascia la scena con due conflitti aperti: in Ucraina e a Gaza. Sostiene che l'appoggio degli Stati Uniti a Israele durante il suo mandato ha indebolito l'Iran, e il sostegno all'Ucraina ha impedito che Putin «raggiungesse i suoi obiettivi». Enfatizza inoltre che il regime di Assad in Siria è fortemente indebolito, almeno in parte grazie alla pressione esercitata dai suoi sponsor. Tuttavia, il futuro presidente dovrà fronteggiare la minaccia dell'Isis che ancora incombe.
Biden afferma che la NATO è più unita e che i membri sono più disposti a contribuire alle spese comuni, un’affermazione che Trump considera un merito della sua amministrazione.
La questione cinese
Nel suo discorso, Biden ha continuato a lavorare per uscire da uno stallo con Israele e Hamas, sperando di far progredire la situazione prima della fine del suo mandato. Ha anche menzionato una previsione che suggeriva che l'economia cinese avrebbe superato quella americana entro la fine del decennio, ridimensionando tale previsione: «Secondo le attuali predizioni, non ci sorpasseranno mai». Ha difeso i dazi mirati per proteggere la tecnologia americana dalla Cina e il programma PGII, descritto come una risposta alternativa alla Via della Seta cinese. Il suo consigliere Sullivan ha indicato l’intelligenza artificiale come «la maggiore sfida» per l'America, esprimendo l'urgenza di rimanere leader in questo settore per evitare di perdere terreno rispetto alla Cina.
Ulteriori sfide globali
Biden ha anche sottolineato l'importanza di affrontare i cambiamenti climatici, affermando che questo è un tema cruciale per il futuro dell'umanità. Ha avvertito sui rischi connessi alla rivalità con la Cina nel settore delle energie rinnovabili, avvisando gli scettici sulla questione: «Si sbagliano, vivono in un altro secolo».
La guerra in Afghanistan
Tuttavia, il discorso di Biden è stato oscurato dalla recente memoria della caotica conclusione della guerra in Afghanistan, che è stata etichettata come «la guerra più lunga» della storia americana. Molti esperti credono che l'invasione dell'Ucraina da parte di Putin sia stata influenzata dal ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan. Biden ha difeso il suo operato, affermando: «Il nostro obiettivo principale, ovvero eliminare Bin Laden, è stato raggiunto. Nonostante i timori che il ritiro avrebbe danneggiato le alleanze e causato attacchi terroristici, queste previsioni non si sono avverate». Ha anche fatto notare che l'attacco a New Orleans, sebbene significativo, non era legato al ritiro dall'Afghanistan.
In questo viaggio di commiato, Biden si lascia dietro un'eredità complessa e sfumata, con la speranza che il suo successore continui a perseguire le politiche di stabilità e cooperazione a livello globale.