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Biden rimuove Cuba dalla lista nera e L'Avana rilascia 553 prigionieri

2025-01-15

Autore: Luca

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Un accordo inaspettato. Gli Stati Uniti e Cuba hanno raggiunto un'importante intesa, mediata dalla Chiesa Cattolica, che segna un cambiamento significativo nei rapporti tra i due Paesi. L'Amministrazione Biden ha deciso di togliere L'Avana dalla "lista nera" degli Stati sponsor del terrorismo, in cambio del rilascio di 553 prigionieri detenuti per vari crimini. Questo evento è avvenuto a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca ed è considerato una mossa strategica di politica estera.

Un cambio di rotta

Le autorità cubane non hanno confermato se tra i prigionieri rilasciati ci saranno anche quelli condannati per le manifestazioni antigovernative del luglio 2021, che hanno rappresentato le proteste più grandi dalla rivoluzione di Castro nel 1959. Tuttavia, un alto funzionario americano ha dichiarato durante una conferenza stampa online che tra i liberati ci saranno "difensori dei diritti umani", inclusi alcuni manifestanti. Quest’operazione di liberazione avverrà presumibilmente in un breve lasso di tempo.

Un contesto politico teso

La decisione di Biden di mettere in atto questo scambio è stata presa prima dell’importante cerimonia di insediamento di Trump, il quale si era già espresso contro il regime cubano, sostenendo una linea dura. Pochi giorni prima di passare il testimone a Biden, l'ex presidente aveva deciso di inserire Cuba nella lista nera dei Paesi che sostengono il terrorismo, affiancandola a nazioni come Corea del Nord, Iran e Siria. La reazione non si è fatta attendere; il senatore texano Ted Cruz ha condannato la decisione di Biden, definendola "inaccettabile" e accusandolo di cercare di "minare" il lavoro del futuro governo repubblicano.

Prospettive future

Questo accordo potrebbe aprire la strada a un’era di negoziati più costruttivi tra Stati Uniti e Cuba, anche se la tensione politica rimane alta. Inoltre, è importante sottolineare che la pressione della comunità internazionale e delle organizzazioni per i diritti umani potrebbe continuare a influenzare le relazioni tra le due nazioni. Ci si chiede dunque se questo passo possa preludere a ulteriori progressi o se sarà solo un’eccezione in un contesto di conflittualità continua.