Attenzione: questi farmaci comuni potrebbero aumentare il rischio di demenza!
2025-01-21
Autore: Maria
Recenti ricerche condotte dalle Università di Cambridge e Exeter hanno rivelato che alcuni farmaci comuni potrebbero aumentare il rischio di demenza. L'analisi ha coinvolto un campione impressionante di oltre 130 milioni di persone, portando a scoperte che meritano di essere attentamente considerate. Farmaci antipsicotici, alcuni trattamenti per l'ipertensione e il diabete, nonché antidepressivi, in particolare gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), sono stati associati a un aumento del rischio di demenza fino al 125%.
Ciò che è sorprendente, però, è che alcuni farmaci potrebbero avere effetti protettivi sul cervello. Vaccini, farmaci antinfiammatori e antibiotici hanno dimostrato una potenziale riduzione del rischio di demenza fino al 44%. "Questa è una scoperta promettente - affermano i ricercatori - e bisogna accelerare le ricerche per esplorare questo potenziale contro una malattia che colpisce oltre 55 milioni di persone in tutto il mondo". La ricerca, fondamentale per la nostra comprensione della demenza, è stata pubblicata su Alzheimer's and Dementia: Translational Research & Clinical Interventions.
I farmaci che aumentano il rischio di demenza
Dall'analisi dei 14 studi esaminati, i ricercatori hanno confermato che determinati antipsicotici e farmaci per la pressione sanguigna e il diabete sono stati associati a un rischio maggiore di demenza. Tuttavia, è importante notare che la correlazione non implica necessariamente causazione. La dott.ssa Ilianna Lourida ha evidenziato come spesso sia la demenza stessa a influire su stati d'animo e comportamenti, portando i medici a prescrivere farmaci antidepressivi. Questo fenomeno è stato descritto come 'causalità inversa'.
I farmaci con effetto protettivo
D’altronde, alcuni medicinali sembrano offrirci un raggio di speranza. Vaccini come quelli contro l'epatite A e la difterite, unitamente a diverse classi di antibiotici e antinfiammatori come l'ibuprofene, hanno dimostrato di offrire un effetto protettivo. Sono già stati condotti studi che suggeriscono che il vaccino BCG, utilizzato per la tubercolosi, potrebbe fornire anche una protezione contro il morbo di Alzheimer.
"La nostra ricerca richiede ulteriori conferme in studi clinici - affermano i ricercatori - ma i risultati sono intriganti e aprono a nuove opportunità".
Un futuro allarmante
Attualmente, oltre 55 milioni di persone nel mondo convivono con la demenza, con 1,2 milioni di casi in Italia, dove l'Alzheimer rappresenta il 60-70% dei casi. Se le proiezioni della Johns Hopkins University si avvereranno, questi numeri triplicheranno entro il 2060. Nonostante i progressi nella ricerca, non esiste ancora una cura definitiva per interrompere o invertire il processo di questa malattia devastante.
Le parole del dottor Ben Underwood dell’Università di Cambridge risuonano come un urgente campanello d’allarme: "Abbiamo bisogno di nuovi trattamenti per rallentare e prevenire la demenza; se potessimo utilizzare farmaci già approvati per altre malattie, potremmo ridurre tempi e costi di sviluppo".
Labirinto di opportunità
Il dott. Richard Oakley dell'Alzheimer's Society sottolinea l'importanza di ulteriori ricerche: "È imperativo che la scienza si concentri su farmaci già sicuri, per comprendere come possano essere riutilizzati nella lotta contro la demenza". La lotta contro questa malattia è lontana dall'essere finita, e la ricerca continua a rappresentare uno strumento cruciale nella nostra ricerca di cure più efficaci.
La speranza è che, attraverso studi approfonditi, si riesca a delineare una via che porti a nuovi rimedi e una migliore qualità di vita per milioni di persone colpite da questa malattia.