Nazionale

Assolto a Torino: Il ragazzo che uccise il padre per difendere la madre

2025-01-13

Autore: Matteo

"Sono frastornato". Alex Cotoia, ora noto con il nome della madre, ha finalmente ricevuto la libertà tanto attesa dalla Corte di Assise di Appello di Torino. Un verdetto che ha scosso l'Italia, pronunciato in un clima carico di emozioni e tensioni.

Il 30 aprile 2020, in un drammatico episodio all'interno di un appartamento a Collegno, Alex ha preso una decisione disperata: ha ucciso a coltellate il padre, Giuseppe Pompa, in un tentativo di difendere sua madre durante l'ennesima e violenta lite familiare.

Oggi, dopo un lungo processo, la Corte ha nuovamente riconosciuto la legittima difesa, lasciando Alex incredulo e sollevato. "Devo ancora metabolizzare cosa è successo - ha dichiarato il ventiduenne - ma voglio festeggiare con Zoe, la mia cagnolina. Non vedo l'ora di riabbracciarla".

I giudici, invece di pronunciare un'esplicita assoluzione, hanno confermato la sentenza precedente del 24 novembre 2021, che aveva assolto Alex dall'accusa di omicidio volontario, infliggendogli inizialmente sei anni e due mesi con tutte le attenuanti possibili. Tuttavia, l’appello aveva portato alla revisione della sentenza, con accuse di falsa testimonianza verso la madre e il fratello di Alex, le cui testimonianze erano state messe in discussione.

La Cassazione ha imposto una nuova revisione del caso, e ora il legale di Alex, l'avvocato Claudio Strata, spera che questa decisione possa finalmente chiudere un capitolo doloroso e complesso.

Giuseppe Pompa è stato descritto come un uomo violento e irascibile, le cui sfuriate avevano reso l'ambiente domestico insostenibile. I figli, preoccupati per la condotta del padre, avevano iniziato a registrare le sue esplosioni di rabbia, temendo per la sicurezza della madre e loro stessi.

In un episodio particolarmente inquietante, il 30 aprile 2020, Giuseppe aveva contattato la moglie ben 101 volte sul telefonino, sospettandola di aver scambiato saluti con un collega al supermercato dove lavorava. Questo comportamento ossessivo ha scatenato una nuova serie di litigi, culminando nella tragica notte in cui è avvenuto l'omicidio.

La pubblica accusa ha continuato a contestare la legittima difesa di Alex, sostenendo che l'omicidio fosse stato il risultato di una reazione a un uomo già odioso, piuttosto che un atto giustificato dalla necessità di proteggere la madre. Hanno sollevato dubbi sull'interpretazione di quelsituazione, insinuando un possibile coinvolgimento della madre e del fratello di Alex nel grave gesto.

Il caso ha sollevato un acceso dibattito in tutta Italia riguardo ai temi della violenza domestica e della legittima difesa, con molti che si schierano a favore del diritto di difendersi contro aggressioni, mentre altri mettono in discussione le modalità attraverso cui i familiari possono intervenire in situazioni di abuso.

La lettura del verdetto ha visto la presenza anche del procuratore generale, Lucia Musti, che ha salutato Alex con cordialità, segno che la tensione in aula era palpabile ma, finalmente, all'insegna di una giustizia riconosciuta.

La vicenda di Alex Cotoia è ora un simbolo della lotta contro la violenza domestica e della complessità della legittima difesa. Riuscirà a trovare pace dopo questo tragico capitolo della sua vita? Il caso continuerà a far discutere e a generare dibattiti profondi all'interno della società italiana.