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"Al Jolani e la sua inquietante lista: 40.000 nomi destinati alla vendetta! Addio alla libertà?"

2024-12-24

Autore: Luca

In un accorato intervento, un vescovo siriano ha denunciato le esecuzioni sommarie e ha rivelato il nuovo corso del regime di al Jolani, il quale sembrerebbe avere in mano una lista di ben 40.000 nomi di siriani accusati di essere collaborazionisti del regime di Assad. Questo nuovo sviluppo alimenta la paura di una Siria che si avvia verso un futuro segnato dal terrore, con voci che chiedono a gran voce un paese libero per tutti, lontano dalle insidie della sharia che minacciano di spazzare via i cristiani, già ridotti al lumicino dall'esodo.

Il vescovo Jacques Murad di Homs, famoso per essere stato preso in ostaggio dai jihadisti del Califfato nel 2015, esprime la sua determinazione. La sua diocesi, situata in una città che è considerata la «capitale della rivoluzione», è un luogo dove le macerie degli edifici ricordano il pesante tributo pagato durante la guerra. La comunità cristiana si prepara a celebrare il Natale, ma questo sarà un Natale speciale e difficile. Come vivranno questa festività i cristiani, nel primo Natale senza Assad dopo mezzo secolo di dominio? Murad spiega che nonostante le paure, è un dovere mantenere viva la fede e promuovere un messaggio di speranza durante le celebrazioni natalizie.

«La nostra speranza è per una Siria libera e giusta, con una Costituzione che garantisca i diritti di tutti», afferma. Tuttavia, l'ombra delle vendette si fa sentire fortemente. «Sappiamo che i delegati di al Jolani hanno portato una lista di nomi da eliminare. Questa violenza non deve diventare il nuovo standard», avverte Murad, sottolineando l'importanza di una transizione pacifica che metta fine al ciclo di violenza.

L’aspetto più inquietante, avverte il vescovo, è che gli attacchi colpiscono indiscriminatamente, anche i membri della comunità alawita di Homs. «Queste azioni hanno il volto della vendetta, e dobbiamo assicurarci che siano giudicate attraverso una corte indipendente», insufficienti a placare le preoccupazioni di Murad.

Le esecuzioni sommarie, avverte, «devono fermarsi». Non è accettabile passare «da una dittatura a un'altra», esortando tutti a ricercare una pace autentica. Con i cristiani ridotti a circa 300.000 rispetto a 1,5 milioni prima della guerra, la possibilità che la Siria possa diventare un Califfato rappresenta un rischio inaccettabile. “Siamo un popolo ricco di cultura e diversità, e non possiamo accettare un sistema che impone una sola religione”, dichiara Murad con fermezza.

La situazione è complessa e incerta: se non ci sarà una transizione inclusiva, il destino della comunità cristiana siriana potrebbe essere segnato da un esodo definitivo, completando un progetto già avviato di svuotare il Mediorente dai cristiani. I riflettori sono quindi puntati sulla Siria, con il mondo intero a osservare se la libertà avrà ancora un posto in questo paese tormentato.